Chi: Della serie abbiamo già parlato, e ormai tutti (o quasi) sanno di che si tratta. Si è conclusa domenica scorsa la prima parte della quarta stagione, che riprenderà con gli ultimi 8 episodi a febbraio. Alla direzione il nuovo showrunner, Scott M. Gimple.
Cosa: The walking dead è ormai un fenomeno vero, una moda, un costume di cui tutti parlano e che a tutti piace. E gli ascolti da record sono li a ricordarcelo ogni settimana. Questi primi 8 episodi sono stati, purtroppo, una delusione dietro l’altra: ritmo lento, situazioni stantie, pochi guizzi e tanta noia. Si è magicamente ricaduti in quel tragico vortice già visto durante la seconda stagione. Non sono mancati degli ottimi spunti e qualche colpo ben assestato, non si è arrivati ai picchi di bassezza del passato, ma certe scelte sono state parecchio discutibili. Non parlo di qualità intrinseca degli episodi, che tutto sommato sono quasi sempre scritti decentemente, ma di un’immobilismo statico e insito nelle situazioni che, puntata dopo puntata, non hanno portato a nessuna evoluzione significativa della trama (fatta eccezione per la morte di qualche comprimario di poco conto e dell’addio di Carol). Come inutili, anche se ben realizzati, sono stati i due episodi dedicati al Governatore, che non hanno fatto altro che impantanare la serie in quello che doveva essere il suo momento clou. Discorso a parte merita l’ottavo episodio, andato in onda la scorsa domenica. Un meadseason finale finalmente colmo di azione e avvenimenti importanti, di sangue, morte e distruzione. Una puntata magnificamente tesa, che per un momento è riuscita a mettere in secondo piano quanto non successo prima. Tutto viene azzerato e fatto ripartire, il buonismo latente messo da parte per dare spazio a fiumi di sangue e violenza. Si è arrivati magistralmente a quella che doveva per forza essere la fine della saga della prigione, la morte dei buoni (Herschel e probabilmente la figlioletta di Rick) e la fine del cattivo (Il Governatore) e una mattanza che ha portato il gruppo a dividersi e a ripartire probabilmente da zero. Una puntata tesa, ben realizzata e dai ritmi vertiginosi che non concedono respiro, magnifica nella sua evoluzione e nel suo spianare la strada senza troppe forzature ad un futuro che sarà sicuramente diverso, per quello che doveva essere e non è stato il finale della scorsa stagione. Ma erano necessari 7 episodi di nulla cosmico per arrivare a tutto questo?
Quindi: La serie ha dimostrato quello di cui è veramente capace solo nell’ultimo episodio, ha preso il coraggio che fino ad ora le era mancato e ha ridato linfa vitale alle vicende dei protagonisti. Purtroppo un ottimo episodio non può cancellare una stagione zoppicante e lenta, che ha palesato tutti i difetti da sempre insiti nel prodotto. Le puntate lente e riflessive ci stanno, e alcune non mi sono per niente dispiaciute, ma annacquare così tanto il brodo e vivere di rendita e ascolti stellari è un delitto bello e buono per una serie dalle potenzialità enormi.
Più: Un episodio finale stellare e molto ben riuscito
Meno: La noia perenne che ha pervaso il resto di questa prima metà di stagione
Voto: 6.5