House, M.D. (2004-2012)

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house_mdChi: Creata da David Shore e Paul Attanasio e con un magistrale Hugh Laurie come protagonista, la serie ha avuto un grande seguito in patria ed è stata probabilmente l’ultimo grande successo seriale americano nel nostro Paese, capace di fare ascolti record anche su una rete “difficile” come Canale 5. Il seguito italiano, complice la diffusione sempre più massiccia di download e streaming, è andato via via scemando, senza però intaccarne la continuità della messa in onda, che prosegue ancora oggi con numerose repliche in chiaro e sul satellite.

Cosa: House, M.D. si colloca a metà strada tra medical drama e procedurale criminologico di classico stampo americano. Se l’ambientazione è quella ospedaliera classica con pazienti, dottori e malattie, lo sviluppo delle storie segue lo stilema classico del caso di puntata, con i medici impegnati a risolvere la misteriosa patologia del malato con modi del tutto simili a quelli dei più svariati serial polizieschi (indagini e raccolta prove – ipotesi – errori  -intuizioni geniali – risoluzione). Ad essere raccontate sono le vicende del Dr House e del suo multiforme team di collaboratori all’interno di un’immaginaria struttura ospedaliera del New Jersey. La struttura è sempre riconoscibile e l’intreccio si dipana quasi sempre allo stesso modo: questo non ha comunque impedito agli autori di sviluppare con coerenza e a piccoli passi una trama orizzontale solida e ben strutturata, concentrata su House e gli altri protagonisti. Grazie al sapiente utilizzo degli elementi a disposizione e alla bravura dei protagonisti la serie ha mantenuto intatte – pur se con qualche calo fisiologico – tutte le sue qualità, senza mai perdere mordente, rivelandosi sempre avvincente e divertente pur in tutta la ripetitività insita nei suoi meccanismi di base. Non sono mancati episodi speciali, con meccaniche e ambientazioni diverse, tutti qualitativamente eccelsi e splendidamente realizzati. L’elemento che però più di tutti ha permesso alla serie di raggiungere un seguito così ampio è stata probabilmente la complessità del protagonista e la bravura di Laurie nel rendere credibili e drammatiche le sue evoluzioni fisiche e psichiche. Quella di House è stata una figura a lungo discussa, anche a livello morale ed etico; non è un personaggio del tutto negativo, anzi, le sue azioni non sono malvagie ma indirizzate verso il bene (la cura dei pazienti), ma la sua moralità e le sue azioni sono sempre ai limiti della negatività. Il personaggio rifugge volontariamente ogni canone del tipico medico televisivo amorevole e comprensivo verso i pazienti, egli pensa sempre e solo a se stesso, al suo ego e alla sua genialità, il suo rapporto con i malati è semplicemente di tipo intellettivo e mai empatico o sentimentale. La sua misoginia, il suo pessimismo, il cinismo, il suo handicap e il sistematico uso di droghe per combattere il dolore ne hanno fatto uno dei personaggi più influenti – e complessi – della storia televisiva di tutti i tempi.

Quindi: Uno dei pochi prodotti con trama fortemente verticale che è riuscito a mantenersi di alta qualità lungo tutto il suo arco narrativo. L’ironia, i toni spesso fortemente drammatici, un protagonista perfettamente multisfaccettato e un grandissimo Hugh Laurie sono tra gli elementi che rendono piacevole ancora oggi vedere – e rivedere – tutte le 8 stagioni della serie.

Più: Ottimo equilibrio tra trama verticale e orizzontale; attori di grande livello; temi etici e morali discussi con acume e profondità
Meno: A volte troppo ripetitivo e poco realistico

Voto: 8

La mafia uccide solo d’estate (2013)

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locandina-2Chi: Esordio cinematografico dietro (e davanti) la macchina da presa e alla sceneggiatura per Pif, dopo le illuminanti esperienze alle Iene e ad Mtv come autore e unico protagonista de “Il testimone”, una delle trasmissioni televisive più riuscite degli ultimi anni. Sorpresa vera al box office, ha saputo sapientemente fare suo quel brutto periodo prefestivo che quest’anno è intercorso tra l’exploit di Zalone e l’uscita dei vari cinepanettoni e film d’animazione natalizi. Il film, a differenza di tutti quelli solitamente girati a Palermo, è stato realizzato senza pagare il pizzo.

Cosa: La mafia uccide solo d’estate è la storia di Arturo, un ragazzino di Palermo il cui destino è da sempre intrecciato con le tristi vicende della sua città e con l’amore non corrisposto per la sua compagna di classe Flora. La pellicola racconta più di 20 anni di storia palermitana tra stragi e omicidi, guerre sanguinose e uomini senza scrupoli. Chi ha avuto modo di guardare almeno una puntata de “Il testimone” noterà per tutti i 90 minuti di proiezione uno stile e una leggerezza perfettamente riconoscibili, vero marchio di fabbrica del PIf degli ultimi anni che, anche quando parla di cose tremendamente serie, non perde mai il suo tocco e la sua brillantezza. E questo film mantiene intatte tutte queste caratteristiche, inserendole in una storia semplice ma perfettamente funzionale ed efficace: un pretesto che inizialmente appare assurdo col passare delle scene acquisisce un valore profondo e significativo. Pif ci conduce dentro le maglie di una storia fittizia che è però immersa in quel mondo tremendamente vero in cui lui stesso è nato ed è cresciuto. Racconta una vicenda che non è solo la sua, ma è quella di una città, di un’isola, di uno stato, di persone che hanno convissuto con un male terribile che ha influenzato e cambiato per sempre la loro esistenza. Il contorno è una pellicola onesta e parecchio divertente, con due piccoli attori bravissimi (molto più delle loro controparti adulte), una prima parte divertente e una seconda un po più fiacca ma comunque efficace che fa strada ad un finale magistrale e da lacrime agli occhi. Molto curata la ricostruzione degli eventi narrati con l’utilizzo massiccio di immagini di repertorio e di alcuni filmati d’epoca rieditati per inserirvi i protagonisti (un po’ in stile Forrest Gump, per intenderci).

Quindi: “Il testimone” diventa film grazie ad una storia leggera e divertente, ma anche tremendamente seria e commuovente. Un lavoro ben riuscito nonostante i tanti difetti che ogni esordio porta con sé. Una pellicola non perfetta, ma che ha il merito di aver riadattato in modo del tutto nuovo ed originale una delle pagine più scure della nostra storia. Complimenti davvero.

Più: Divertente ed emozionante, fresco e originale; finale da brividi.
Meno: La storia perde un po’ di efficacia nella seconda parte.

Voto: 7.5

Romanzo Criminale (2008-2010)

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romanzo-criminale-0Chi: Prodotta da Sky e ideata da Stefano Sollima è sostanzialmente la seconda trasposizione del romanzo di Giancarlo de Cataldo, quello che racconta – in bilico tra fiction e verità – la storia della Banda della Magliana, organizzazione criminale che tenne sotto scacco Roma per quasi 15 anni.

Cosa: Inutile girarci intorno. Una delle poche serie tv italiane che merita il paragone con gli analoghi prodotti anglofoni. Un gioiello per bellezza e realizzazione, lontano anni luce da tutte le altre fiction del nostro Paese, sia per storia raccontata che per qualità generale e tecnica. Attori ai tempi sconosciuti e una storia che snocciola il romanzo d’origine e trae palese spunto dalla trasposizione cinematografica di Michele Placido, approfondendone esponenzialmente tutti gli elementi caratteristici. Dodici episodi il primo anno, dieci il secondo per un racconto di vita – e criminalità – violento e cattivo, che trabocca di humor nero e italianità, di personaggi tormentati ed efficacemente caratterizzati, di scorci di storia mai del tutto dimenticati. Un documento che prova a raccontare 20 anni del nostro Paese, tracciando teorie e conclusioni significative e parecchio inquietanti. Una storia corale, magistralmente divisa in due tronconi: la prima stagione ci racconta il passato dei membri e l’ascesa inesorabile della Banda nel controllo quasi totale di tutti i traffici illeciti della città sino al vero punto di non ritorno, nonché uno dei massimi punti esclamativi della serie, la morte del Libanese; la seconda stagione alza il tiro e incupisce toni e rapporti tra i protagonisti, raccontando la fine di un’epoca e il decadimento inesorabile dell’organizzazione con un finale che, magistralmente ricollegato alla prima puntata, conclude le vicende della Banda ma ci racconta di un’Italia perennemente in crisi e in progressivo ed inesorabile decadimento.

Quindi: Ad oggi l’apice qualitativo assoluto di tutta la serialità italiana. A confronto ogni altro prodotto analogo Rai e Mediaset è una buffonata di proporzioni epiche. Da vedere assolutamente: chi ha apprezzato la pellicola si godrà una storia che, grazie ai tempi dilatati del medium televisivo, sarà molto più approfondita e meglio costruita; i detrattori avranno modo di analizzare con calma tutti quegli elementi che al cinema non potevano essere mostrati con la dovuta calma.

Più: Attori sconosciuti ma incredibilmente bravi; una vicenda logicamente romanzata ma con molti e importanti elementi della nostra storia; tecnicamente eccelso e con una ricostruzione storica perfettamente curata; dialoghi perfetti e ritmo incalzante;
Meno: Storia violenta che non tutti potrebbero apprezzare

Voto: 8.5